In generale dobbiamo tenere presente che
abbiamo due punti di vista contrapposti:
-
Gli israeliani ritengono di avere il diritto
di abitare la loro terra d'origine: la loro patria storica.
-
I Palestinesi ritengono di avere lo stesso
diritto e si appellano al diritto internazionale e alle risoluzioni
dell'ONU.
Presentazione Palestina-Israele (file
di 103 Mb!)
*** NB:
Si veda anche la documentazione supplementare e il filmato della lezione 13 ***:
L'Inghilterra aveva infatti promesso sia agli
arabi che agli ebrei di costituire un loro stato in Palestina. Lo si è poi
fatto senza ricorrere al principio di autodeterminazione dei popoli e
molti errori sono stati commessi. Entrambi non riconoscono i diritti della
controparte e vedono le pretese (in entrambi i casi legittime) dell'altro
come un sopruso.
Possiamo notare alcune particolarità:
-
Necessità di un intervento esterno. Ma l'UE
e la Russia sono troppo deboli, l'ONU ha le mani legate e gli USA sono
alleati di Israele, quindi non possono svolgere il ruolo di mediatori in
modo credibile.
-
Negli USA abbiamo una forte lobby ebraica,
ma anche una forte componente cristiana filoebraica.
-
Israele tende ad accettare l'aiuto degli USA
e ad ascoltare i consigli americani unicamente nella misura in cui gli
fa comodo, per il resto attuano una politica indipendente e poco
conciliante.
-
L'estrema destra israeliana, molto
influente, vorrebbe cacciare tutti i palestinesi. Siccome questo non è
possibile, si cerca di creare alla popolazione araba delle condizioni di
vita impossibili, sperando che se ne vadano. Israele ricorre quindi a
pesanti umiliazioni e al terrorismo di Stato (uccisioni, maltrattamenti,
ecc.). Questo genera però disperazione e violenza da parte dei
palestinesi (terrorismo), il che contribuisce a peggiorare la loro
situazione, rafforzando la posizione degli estremisti nel governo
israeliano. In particolare con la seconda intifada.
-
Gli Stati arabi, governati con delle
dittature, sostengono a parole la causa palestinese, ma nei fatti fanno
poco. Hanno bisogno di canalizzare l'attenzione del loro popolo verso un
nemico esterno, poiché altrimenti rischierebbero delle rivolte e di
perdere il potere.
-
La posizione di paesi come l'Iran non aiuta
il popolo palestinese, ciò nondimeno i palestinesi vedono in Ahmadinejad
un eroe (il presidente iraniano che vuole distruggere Israele). Queste
posizioni non fanno altro che radicalizzare le posizioni degli
estremisti.
-
Gli arabi continuano a non riconoscere il
diritto di esistere di Israele, all'interno del quale c^è comunque una
parte molto forte che vorrebbe la Grande Israele (dal Nilo
all'Eufrate?), cacciando i palestinesi.
Dobbiamo anche osservare che i maltrattamenti
e la disperazione della popolazione palestinesi sono enormi:
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Umiliazioni, lunghe code ai checkpoint, ecc.
Privazione dei diritti fondamentali, ostacoli di ogni genere per
impedirgli di lavorare, ecc.
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Israele non è uno Stato dei suoi cittadini,
ma si definisce lo Stato del popolo ebreo. Ne consegue che il 20% della
sua popolazione, di origine araba, è discriminato.
-
Abbiamo quindi bambini che vivono nel
terrore. Abbiamo due sistemi scolastici, quello per i palestinesi è
controllato in maniera rigida. Israele cerca di avere dei collaboratori
tra i palestinesi, che in cambio della garanzia di un lavoro, denunciano
chi si esprime contro il governo israeliano. Anche nella scuola gli
insegnanti che dovessero criticare Israele verrebbero licenziati, perché
denunciati dai loro allievi.
-
....NB: si tratta di modi di procedere che
ricordano i regimi totalitari.
Non va dimenticato che anche la posizione
degli arabi è ed è stata poco conciliante, questo sempre a scapito della
popolazione (sia palestinese, che ebrea). Si pensi ad esempio al
terrorismo, che se può essere compreso, non va sicuramente mai
giustificato, e alle numerose vittime innocenti, che provocano nuove
ritorsioni e una spirale di violenza reciproca sempre crescente (un circolo
vizioso).
Alcuni esempi di abusi da parte israeliana, che sono però
quotidiani:
-
Una donna che stava partorendo è stata
respinta a tre checkpoint diversi e non ha potuto andare all'ospedale.
Al terzo è nato il bambino e hanno chiesto di portarlo all'ospedale. I
soldati si sono rifiutati ed il bambino è morto.
-
Un professore universitario araboisraeliano
ha preso una multa dopo un controllo di polizia perché gli hanno detto
che i freni e gli pneumatici dell'auto non erano a posto. Ha protestato
ed è andato da un meccanico arabo, che dopo un controllo gli ha detto
che l'automobile era in ordine. Quando ha richiesto una dichiarazione,
spiegandogli che gli serviva per fare ricorso contro la multa, il
meccanico si è rifiutato, dandogli del pazzo e affermando che poi la
polizia sarebbe venuta e gli avrebbe fatto chiudere il garage. Il
professore è quindi andato da un meccanico ebreo, che gli ha rilasciato
la dichiarazione, meravigliandosi alla domanda "ma non ha paura della
polizia?" e rispondendo con un deciso "no! Perché mai dovrei?".
-
Il figlio dello stesso professore che
viaggiava con un'ebrea, sua fidanzata, è stato fermato al controllo
all'aeroporto e gli hanno impedito di prendere l'aereo. Soltanto facendo
intervenire degli avvocati dagli USA ha potuto prendere un aereo 8 ore
dopo, con la pretesa dei poliziotti che firmasse una dichiarazione in
cui affermava di aver perso il primo aereo perché in ritardo.
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Abitualmente i palestinesi sono lasciati ad
aspettare al freddo e sotto l'acqua senza motivo.
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Ecc.
Si tratta di esempi che vogliono testimoniare
di una realtà di cui spesso non si parla se non marginalmente. Ad esempio
le nostre fonti di informazioni citano gli interventi dei soldati
israeliani, ma non si dice cosa questi implicano per la popolazione che li
subisce: spesso di notte e con il coinvolgimento di bambini, ecc.
L'informazione e gli attentati dell'11
settembre 2001
In generale osserviamo come il controllo
dell'informazione è essenziale e la propaganda è utilizzata per ottenere
l'appoggio dell'opinione pubblica alla propria politica. Ad esempio,
indipendentemente dalle varie tesi sui complotti, sappiamo che:
-
Bush e i poteri che rappresenta avevano deciso la guerra in Afghanistan e in Iraq, con dei piani dettagliati,
già da prima di aver vinto le elezioni. Per questo molte lobby
(industria delle armi e petrolio in particolare) avevano finanziato la
sua campagna elettorale, sicuri di incassare ben più di quanto speso.
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Gli attentati dell'11 settembre, così come
la paura del terrorismo, sono manipolati per sostenere la propria tesi e
creare consenso sulla guerra.
-
In generale l'informazione è quindi
controllata in questa direzione. Certo ci sono anche informazioni libere
e critiche, ma sono minoritarie. Un esempio è quello dell'esultanza dei
palestinesi, in particolare in Cisgiordania, dopo gli attentanti. Alcune
delle immagini che hanno fatto il giro del mondo sono false, risalendo a
manifestazioni antimericane di alcuni anni prima. Tutti hanno però visto
queste immagini, ma pochi sanno che sono false. Queste immagini
contribuiscono a giustificare azioni di guerra contro quelle popolazioni
e a fare in modo che l'opinione pubblica non protesti per le vittime
arabe innocenti (e anche Israele ne ha approfittato per peggiorare le
condizioni di vita dei palestinesi, per compire assassini di Stato,
ecc., giustificandosi sostenendo che si trattava di terroristi).
In generale quindi la maniera con cui le
informazioni ci arrivano è molto importante e la propaganda la sfrutta per
giustificare la guerra: poco importa se poi le notizie sono smentite dai
fatti, poiché solo la minoranza più attenta ne è al corrente. L'opinione
pubblica è comunque influenzata (ad esempio ancora a fine 2006 il 70%
degli americani è convinto che l'Iraq avesse armi di distruzione di massa
pericolose, mentre in realtà si sa che questa era una bugia atta a
giustificare la guerra). Questo nell'ottica della dottrina della guerra
preventiva, che però giustificherebbe qualsiasi guerra e se fosse
accettata dal diritto internazionale comporterebbe un enorme passo
indietro. |