SPSE-Storia ed etica dello sport

Partendo da un articolo apparso sulla Gazzetta sportiva alla fine del 2003, che presentava i duri allenamenti cui sono stati sottoposti i nazionali di rugby sudafricani per preparare la fase finale della Coppa del Mondo, cerchiamo di sviluppare una riflessione sull'applicazione e l'efficacia di determinati metodi di allenamento. In particolare possiamo chiederci:

È legittimo usare sistemi di allenamento duri, fino al maltrattamento? In particolare verso i giovani, magari contro la loro volontà?
Anche senza arrivare agli eccessi dell'articolo (ma si pensi anche ai ginnasti o ai nuotatori dell'est, o ai giocatori di hockey in America), le eccessive aspettative e pressioni sui giovani non costituiscono una violazione del loro diritto a crescere in un ambiente sano e positivo?
Questo tipo di allenamento è efficace? Serve a formare il carattere, lo spirito di gruppo e la resistenza oppure no? (La riflessione su questa ultima domanda dovrebbe prescindere da quanto detto nella prima, che resta pur sempre valido).

La riflessione e la discussione su questo tema potrebbe anche fare riferimento a fatti conosciuti in maniera diretta o indiretta....

Alcune immagini che accompagnavano l'articolo:

Trattati come schiavi. Gli Springboks in allenamento: la denuncia di un addetto video, Dale McDermott, ha squariciato il velo delle violenze perpetrate dai tecnici per cementare il gruppo. Fosse dove venivano calati nud, marce forzate, uova rotte sulla testa: una serie di angherie che ha scandalizzato il Paese e fatto allontanare i responsabili, tra cui il c.t. Straeuli.